Brevi tratti di storia recente: 
La repubblica dello Yemen nasce nel 1990 dall'unificazione dello Y. del nord e Y. del sud  filosovietico. Nel 2000 Al Qaeda colpisce il cacciatorpediniere Uss Cole ormeggiato nel porto di Aden.  Nel 2004 nella provincia di Sana’a comincia la ribellione degli sciiti contro il governo.  Nell’estate del 2009 il conflitto aumenta d’intensità e sconfina in Arabia Saudita.  Nel  febbraio 2010 viene firmata la tregua.  


Secondo un’antica tradizione la capitale dello Yemen Sana'a fu fondata dal figlio di Noè, Sem, da cui trasse il nome    ( Sana'a città di Sem ). Città avvolta nella leggenda per più di 1500 anni in quanto rari viaggiatori riuscirono ad avventurarsi in questa parte della penisola arabica.  Pochissime sono quindi le informazioni in merito alla storia della città, limitati ad alcuni racconti tratti dallo storico yemenita Al hamdani che fanno risalire la costruzione delle mura che cingono la città al 2° sec. d.C. Nel 525 d.C. gli Etiopi conquistano parte della penisola facendo di Sana’a la capitale del regno. Con l’avvento dell’Islam si svilupparono le prime moschee. Nel 1918 divenne la capitale del Regno indipendente dello Yemen.
                                                                           Sana'a




Sana’a e’ una città unica nel suo genere ed affascinante, può essere considerata un grande museo all’aperto. All’interno delle sue mura la città pulsa di vita, ed è bello camminare per le vie strette della città vecchia, annusare il profumo del pane appena sfornato, guardare i numerosi bambini  prendersi per mano e recarsi a scuola  mentre altri ti spiano curiosi dalle piccole finestre. Donne vestite di nero camminano misteriose con passo deciso ma elegante e ti guardano con i loro bellissimi occhi truccati con il kajal, o semplicemente fermarsi ed aspettare che questo mondo che ti circonda  ti scivoli davanti con movimenti lenti e antichi.



La nostra residenza  a Sana’a è presso la casa del titolare dell’agenzia di viaggi, Yemenita di nascita, e si è rivelata un’ottima scelta. E' situata nella parte vecchia vicino al Istitut for the Arabic Language, frequentato da studenti provenienti  da tutto il mondo,   soprattutto da Indonesia e Malesia. Sono giovani musulmani che vogliono imparare a leggere la parola di Dio nella lingua in cui è stata rivelata al profeta Maometto e trascritta nel Corano. 





Lasciata Sana’a arriviamo a Bayt Bows, bellissimi villaggi posti sulla sommità di affioramenti rocciosi. Ci accoglie il richiamo ipnotico del muezzin che, per chi non conosce l’arabo, più che un invito sembra un inno alla guerra con l’aggiunta di minacce e sfoghi di collera. Ma, nonostante il carattere marziale, la gente sembra pacifica. Nel corso della nostra  permanenza non abbiamo mai incontrato sguardi ostili, e quando abbiamo chiesto qualcosa a qualcuno, la reazione è sempre stata cordiale e disponibile, anche se non si può negare il fatto che tutti siano armati, magari in città con discrezione, ma in periferia come  noi giriamo con il telefonino.






Al-Hudaydah Città marinara dall’aria genovese, cresciuta tra l’imitazione dell’architettura occidentale e di quella orientale, mentre la quantità dei minareti la rendono inconfondibilmente islamica. La vita della città segue i ritmi del mercato del pesce che insieme all’indotto è una notevole fonte di vita per i suoi abitanti.






Le barche sono diverse dai nostri pescherecci, sono larghe con la punta all’insù dipinte con figure marine. I vivaci colori ricordano un po’ l’Africa,  l’abbondanza di pesce è impressionante e tanta gente dai lineamenti vari come i pesci appena pescati.







Siamo nei pressi di Mocha,  sui pendii di queste montagne e sui terrazzamenti viene coltivato il caffè di ottima qualità. Tra il 15° e il 17° secolo Mocha diventò famosa per il mercato principale del caffè, si dice che i primi chicchi arrivarono da Marco Polo che li acquistò da un commerciante yemenita.









Siamo a Jibla, villaggio dove abbiamo ritrovato gli sfondi scelti da Pasolini per il film “ Il fiore delle mille e una notte “.
Località suggestiva dove la sensibilità dell’artista è riuscita a   fondere la cultura, in armonia con il passato.
Attraversando il villaggio, seguendo la strada principale ci troviamo davanti la splendida moschea. 




Ci dirigiamo verso Ma'rib attraversiamo passi montani a 2800 mt, villaggi sviluppati lungo la strada principale dove sembra che il tempo si sia fermato, il tutto tra rocce vulcaniche e gole nascoste. Quando si inizia a scendere non si può notare che gli unici mezzi che transitano, ad eccezione di pochissime macchine, sono quasi esclusivamente autocarri stracarichi all’inverosimile di merce.  Qui il panorama si allarga e gli orizzonti si dilatano verso l’infinito, l’aria si fa più calda, e i colori passano dalla roccia scura alla sabbia rosso pastello  creando forti contrasti. Siamo a Ma'rib la porta del deserto.




Usata Ma'rib come punto di partenza per le nostre escursioni ci dirigiamo verso una destinazione chiave dello Yemen, Baraqish menzionata da Strabone come Athrula quando narra del fallito tentativo di conquista romana della penosola arabica da parte  di Elio Gallo nel 24 a.C. , il quale arrivò nella penisola su mandato dell’imperatore Augusto con un esercito di 25000 soldati. Non conoscendo il terreno vagò 6 mesi per il deserto,  giunsero  stremati e decimati per malattie e per sete sotto le mura di Baraqish, ove si resero conto che la conquista sarebbe rimasta solo  uno sfumato miraggio e quindi rassegnati si diressero sulla costa dove si inbarcarono alla volta di Roma.




Siamo a sud/est di Ma'rib dove vi sono resti di templi straordinari come il tempio della luna, caratterizzato da 5 pilastri che escono dalla sabbia mentre il sesto è spezzato. Il complesso viene chiamato dalla popolazione locale “Arsh Bilqis ” ovvero il “trono di Bilqis “. Bilqis è il nome Yemenita della regina di Saba, che fece visita a Salomone nel 10 sec a.C.



Attraversiamo il Wadi Hadhramawt che corre per 200 km da ovest a est, ci scorta l’esercito fino al confine della provincia di Mar’ib, da qui in avanti siamo presi in consegna da una tribù di beduini. Il territorio è prevalentemente desertico con villaggi sparsi desolati e semivuoti.







Shibam la più famosa città  islamica costruita in stile tradizionale. Comprende circa 500 edifici alti da 5 a7 piani soprannominata la “Manhattan del deserto”. Da un promontorio nelle immediate vicinanze scatto una foto che non rende merito allo spettacolo che non dimenticherò mai.Costruiti con mattoni di fango e solette di legno raggiungono un’altezza di 30 m. Shibam è una citta molto antica, fu capitale del Hadhramawt dal 3 sec d.C. fino al 16 sec. d.C. Negli anni ‘80 l’Unesco, iscrive Shibam come patrimonio culturale dell’umanità.






La nostra prossima destinazione è Al Mukalla affacciata sul Mar Arabico conle sue case bianche di fronte al mare, interessante la città vecchia dove tra i suoi vicoli si fondono architetture Yemenite ,Arabe e Indiane .



Siamo arrivati alla fine di questo viaggio e voglio ricordare i miei amici compagni di ventura : Cristina, Anwar il nostro driver, Maadi la nostra guida, Daniele futuro maratoneta, e per ultimo ma non per importanza Francesca il nostro punto di riferimento, e tutti quelli che abbiamo incontrato durante il nostro soggiorno.




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